Lycopodium Clavatum

Il Lycopodium Clavatum, detto comunemente anche “Piede di lupo”, è una pianta non florifera della famiglia delle Lycopodiacee.

E’ formata da un fusto che si estende prevalentemente in senso orizzontale con numerosi ciuffi di foglie sottili; su ogni ciuffo spuntano due o tre sporangi di colore giallino, delle specie di “spighe” contenenti le spore attraverso le quali avviene la riproduzione dei licopodi.

Cresce spontaneamente in luoghi freschi, sia nelle radure boscose che nei pascoli delle Alpi e degli Appennini fin oltre i 2000 metri.

Del licopodio si utilizzano le spore raccolte (e poi essiccate) in estate, quando lo sporangio raggiunge la piena maturazione. La polvere delle spore di licopodio, detta anche “farina delle streghe” per il largo uso che di essa si è sempre fatto, sin dall’antichità, nella medicinale popolare, viene comunemente utilizzata per la sua efficacia lenitiva e calmante, a mo’ di talco, nelle dermatiti e nelle irritazioni cutanee in generale; come base per decotti, veniva invece utilizzata per disturbi gastrici, per favorire la diuresi e come blando lassativo.
In omeopatia il Lycopodium Clavatum è un rimedio largamente utilizzato.

Il “tipo” Lycopodium è un brevilineo decisamente poco propenso all’attività fisica. Si presenta infatti gracile e con una muscolatura poco sviluppata: il torace è stretto, le gambe sono esili, il passo è esitante e lento, le spalle sono curve. Al contrario, a volte può avere l’addome piuttosto sviluppato.

L’aspetto generale dà l’idea di un uomo invecchiato precocemente: colorito pallido tendente al giallastro, viso rugoso anche in giovane età. Mostra sin da bambino più anni di quelli che in realtà ha e ciò lo porta spesso a frequentare ragazzi più grandi.

Intellettualmente, invece, denota una intelligenza brillante ed è dotato di una logica stringente: lo sguardo vivo e brillante è spesso infatti il suo aspetto più caratteristico, a volte in contrasto con la sua espressione stanca e melanconica.

Dal punto di vista caratteriale è un autoritario, un arrogante ed un vendicativo con il quale è spesso difficile trattare: irascibile e permaloso, pur se difficilmente ha vere esplosioni di collera che riesce a reprimere per il suo elevato autocontrollo, non ama assolutamente essere contraddetto e detesta tutto ciò che turba la sua routine. Ama poco la compagnia se non molto discreta, gli interessa poco l’affetto da parte degli altri ma è gratificato dal loro apprezzamento.

A volte però, dietro questa maschera di persona inflessibile e dura, può nascondere una certa ansia ed una profonda insicurezza, specie per le cose nuove, che col tempo lo possono condurre ad una crisi di sfiducia in se stesso e a diventare sempre più chiuso e melanconico.

Dal punto di vista terapeutico il Lycopodium Clavatum è un codiddetto policresto, ossia un rimedio utilizzabile in varie patologie e in tutti gli apparati.

Per evitare un lungo e noioso elenco di tutte le applicazioni di questo prodotto, mi limiterò a segnalare quelle più significative e caratteristiche.

In generale è indicato per molti disturbi caratterizzati da lenta evoluzione e da lateralità destra dei sintomi:

– disturbi digestivi dovuti ad alterazioni del funzionamento epato-biliare, con pesantezza di stomaco e gonfiore postprandiale a livello del basso ventre che spesso provocano flatulenza che alleggeriscono la sensazione di tensione addominale

– cefalea di origine digestiva

– stipsi cronica con tendenza alle emorroidi

– tonsilliti

– litiasi biliare e renale con algia

– colon irritabile

– manifestazioni cutanee croniche o recidivanti (in particolare psoriasi, verruche o altre manifestazioni di origine allergica)

– ansia d’anticipazione, spesso mascherata da atteggiamenti di durezza, depressione nervosa

– acetone

– gotta

– otite

– disturbi urogenitali (enuresi notturna, ipertrofia prostatica, infezioni a livello urinario, amenorrea, ritenzione)

– ipertensione arteriosa.
Tutti i sintomi tendono a migliorare con il movimento, che peraltro il sedentario Lycopodium spesso aborrisce, e con l’assunzione di bevande calde; peggiorano con l’assunzione di bevande fredde, dopo pasti troppo abbondanti, specie se seguiti da un breve sonno, e a metà pomeriggio (in genere fra le 16 e le 20, nelle ore della cosiddetta “digestione epatica”).

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